lunedì 1 giugno 2009

Gara EPICA!!!!

Non pensavo di farcela invece . . . . Pioggia, neve e freddo, tanto freddo.
Partenza alle 7:30 e non ci si può lamentare, circa 1450 iscritti e molta adrenalina che scorre. Questa gara l'aspettavo da almeno 3 mesi e siamo partiti!!!
Si inizia con un ritmo elevato e, come al solito, un continuo di accellerazioni fino a San Lugano.

La discesa va a mio favore, conosco bene le curve e posso comodamente osare di più e riesco a superare parecchi che avevo davanti, il bello è anche che abbiamo tutta la strada per noi (fosse sempre così!!)
Finita la discesa inizia la prima e vera fatica, la salita a Monte San Pietro, quasi 11km con un dislivello di 660 metri ed una pendenza media del 6.3% e una pendenza massima nel primo pezzo di 11.9%. Qui, dopo aver tolto mantellina e occhiali, devo prendere il mio passo e non guardare come vanno gli altri, procedo con una frequenza cardiaca tra 147 e 150 battiti al minuto più alta di quando mi allenavo, e la testa mi diceva di rallentare per paura di scoppiare troppo presto invece le gambe continuavano a spingere. Verso la fine di questa salita inizia anche a bere qualche energetico mi sento le gambe un pò dure ma viaggiano ancora bene. Ad Aldino sono in vantaggio di 6 minuti rispetto lo scorso anno.

Curva e via verso la seconda discesa, anche se solo di 3km ma ti permettere di prendere fiato e riposare i due locomotori. Visto che non è troppo tecnica ci si può anche dissetare e sciogliere le braccia per poi affrontare la salita a Nova Ponente, tranquilla e al di sotto del 5%. Lo scollinamento è ad una azienda agricola dove subitè c'è una bella discesa dove ticco il mio record personale di velocità 83.5km/h. Tutta la discesa è abbastanza ripida e qui bisogna stare attenti a come siimpostano le curve e non si può sbagliare. Un corridore, ho saputo dal forum bdc-Forum.it, priprio nelle ultime curve ha fatto un dritto ed ha finito la corsa in ambulanza.

Bivio e via vesto passo Lavazè. Ennesima salita ma stavonta abbastanza selettiva. I primi 4 km sono da spacca gambe, il primo kilometro al 8.5% e poi i 3 km al 11.5%, qui alternavo ha fare tratti con pedalata agile e tratti con pedalata normale e sono arrivato al ponte del Rio della Pala abbastanza bene, meglio di come pensavo. Da qui fino al Lavazè pendenza media del 8.5% e riprendo a dissetarmi visto che nel tratto precedente non avevo toccato la borraccia. Quando vedo il cartello della provincia di trento vuol dire che la salita è ormai al termine e inizio a prendere da mangiare e al passo sono già passate 2 ore e 20 minuti e sono in vantaggio di 15 minuti rispetto al 2008. Per la discesa verso Tesero decido di non mettere niente di protezione contro il freddo e la scelta si è rilevata buona, non ho avuto freddo e non ho perso tempo. Anche in questa discesa riesco a superare abbastanza comodamente e posso prendere qualche rischio più di altri sapendo la strada centimetro per centimetro.

Eccoci di nuovo in Val di Fiemme, da Tesero a Predazzo ho dovuto pedalare molto più di quello che volevo. Alla fine della discesa ho preso un gruppetto di 6 corridori e hanno iniziato a tirare come matti 50/60km/h fino a che abbiamo raggiunto un gruppo più numeroso di circa 10 persone e da li abbiamo proceduto più tranquillamente ma sempre una bella andatura.

Predazzo: da qui inizia l'avventura più dura della mia vita, e non lo dico così per dire. E' il 79°Km e inizia a piovere . . . . non ho nemmeno una minima idea di fare il corto e quindi non prendo neanche in considerazione di fermarmi e procedo verso Moena. rimaniamo un un gruppetto di 8 concorrenti tra cui anche una ragazza, Anna Corona, che alla fine vincerà il percorso lungo. La pioggia continua ad aumentare e la strada va in una leggera salita costante fino al bivio in centro a Moena dove inizia la salita di 12km con pendenza media del 7% e massima di 15% a circa metà. Dopo un kilometro smette di piovere e ho la mia Tullia che mi aspetta con le borraccie di scorta (non sapete quanta gioia si ha a vedere qulcuno che ti sostiene e incoraggia in queste gare lunghe) mi fa qualche foto mentre arrivo
e velocemente cambio delle borraccie e via perchè non voglio perdere i miei compagni di viaggio. Ecco tornare la pioggia e abbastanza insistente, piano piano stacco il gruppetto e vado a raggiungere un corridore che ho davanti, verso metà salita mi metto la mantellina perchè la temperatura inizia a scendere e la pioggia non smette. Continuo la mia scalata e raggiungo un altro atleta che chiacchierando mi dice di essere Sergio Varesco di Tesero e anche lui corre per la combinata. La fatica nelle gambe inizia a farsi sentire ma il freddo ha in sopravvento su tutto, non bevo e non mangio più perchè il pensiero va alla mia temperatura che stà drasticamente scendendo.

Sono quasi in cima al passo San Pellegrino e arriva una folata forte di vento gelido e la pioggia si tramuta in piccolissima grandine che la sento sbattere forte sulle guancie e sulle gambe, ma sono vicino allo scollinamento. Il ristoro in cima al passo mi offre the caldo che è una manna in quel momento, ma il mio pensiero va alla discesa. Ho il copertoncino dietro liscio e non voglio farmi male e penso subito al fatto che non devo esagerare la stada o un torrente e ci sono molti tornati, ma ancora non sapevo cosa mi aspettava.
Mi metto gli occhiali e nel giro di qualche secondo mi rendo conto che non posso tenerli perchè si appannano internamente e non mi consentono di vedere assolutamente niente visto che c'è anche nebbia, quindi senza occhiali procedo ma dopo circa un minuto non sento più le mani dal freddo e a fatica riesco a tenere gli occhi aperti per la pioggia. Sinceramente mi ritengo fortunato di non essere caduto ma non potevo andare tanto veloce. Tornante dopo tornante il dolore alle mani aumenta e per di più non mi rendo conto di quanto freno ed è difficile procedere tranquillamente. Finalmente la salita del Valles, l'ultima salita, qui inizio a capire che devo fare qualcosa per le mani, tento di capire in che condizioni sono mordendole, era come se fossero di qualcun'altro, non sentivo niente, le dita erano completamente assenti anche se però riuscivo a muoverle. Ho iniziato a aprirle e chiuderle per far si che riprendesse la circolazione e ogni tanto le appoggiavo al sedere perchè era la parte più calda. Non sentivo più la fatica della gara, non avevo più quella sensazione di competitività con gli altri . . . . iniziavo a pensare di ritirami in cima al Valles. In lontananza sentivo le bestemmie che tiravano alcuni ciclisti nelle mie stesse situazioni. A metà della salita, circa a 3.5km dallo scollinamento, la pioggia diventa neve pesante e bagnata ciò significa che la temperatura continua a scendere e io ormai sono completamente bagnato ed infreddolito, scalo per aumentare la frequenza di pedalata in modo di far girare di più il sangue e far salire i battiti cardiaci . . . ma sinceramente non ne trovo conseguenze. Man mano che salgo tutto intorno a me diventa bianco e anche i bordi delle strade iniziano a inbiancarsi, la mia lotta contro il freddo continua e più volte mi è arrivato il pensiero di ritirarmi.
Da dopo l'hotel Club Sussy la temperatura scende ancora e la neve diventa asciutta come quella di gennaio, qui trovo un leggero miglioramento, perchè non è più pioggia o neve bagnata che continuano ad raffreddare il corpo, ma neve che scivola via senza neanche appoggiarsi.
Prendo coraggio e decido di finire con la mia sofferenza ma a Predazzo, quindi aumento l'andatura e vedo di finire la salita il prima possibile. Arrivato finalmente in cima al Valles bevo altri due bicchieri di the caldo e una crostatina, o forse due non ricordo, ricordo solo che non riuscivo a mangiarla normalmente perchè non riuscivo ad usare le mani. Dopo la breve sosta inizio la discesa che mi porta al traguardo, prima cosa sento ancora più freddo di prima e dopo forse un paio di chilometri inizio sensibilmente a tremare tanto che nei rettilinei capisco che faccio fatica ad andare dritto per il tremore che viene dal mio corpo, cosa positiva che smette di nevicare e non piove neanche più quindi almeno la visibilità è buona ma . . . . a Paneveggio ricominciava una fitta pioggia che mi aveva lasciato nella provincia di Belluno . . . rabbia . . . freddo . . . . dolore . . . ma ormai la voglia di finire era troppa e allora mi alzo sui pedali e cerco, con le forze rimaste di far avvicinare il prima possibile i traguardo della fine di questa avventura che mi rimarrà scolpita nelle ossa.
Arrivato . . . . congelato . . . . dolorante . . . . stanchissimo e tremolante ma felice di aver concluso con le mie forze una gara EPICA!!!!
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